giovedì 10 settembre 2009

Firmino

Talvolta mi viene da pensare che tutto quello di cui si ha bisogno nella vita è una quantità considerevole di popcorn e un po' di Bellezze (Sam Savage)

"Eh, caro mio... questo è il classico disturbo professionale. Voi della radio maltrattate le corde vocali ed è normale che la gola vada in fiamme. Ti consiglio antibiotici, gargarismi e una settimana di pausa". Il dottore ignora che nutro per le farmacie una repulsione paragonabile a quella per il bloody mary e chi lo beve. Ignora che per senso del dovere sono andato in onda anche con faringite e 38.5 di febbre. Ignora che per indolenza e contratti da far rivoltare nella tomba Ned Ludd non ho mai preso un giorno di malattia. Ma soprattutto ignora che sono in pausa dal primo settembre. Oddio, non che nel frattempo abbia smesso di chiacchierare a manetta. Vai a spiegare a chi ti considerava un incrocio fra lo spazzolino da denti e il santino sul cruscotto perché non assolvi più il tuo ruolo di sveglia animata. Però almeno le requisitorie non cominciano alle 6. Il che non mi ha impedito di perdere l'uso della voce, ma almeno è un piccolo passo verso la normalità.


E comunque non mi lamento. Anzi, nel recinto dei parenti di primo grado mi va di lusso. Mia sorella s'è rotta un dito e per attenuare il dolore s'è procurata uno shock ipovolemico. Mia madre è svenuta su un vaso e ha rimediato una trentina di punti di sutura. Ovviamente cuciti a freddo. E l'intrusa australiana - nel tentativo di guadagnare i suoi dieci euro al giorno - è stata caricata su una volante e se n'è beccati 3.300 di multa. Se l'andazzo è questo conviene emigrare senza tanti ghirigori. Fra l'altro col mio nuovo documento elettronico posso farlo in piena regola. Il problema semmai è che il passaporto precedente, quello che in meno di due anni ha varcato 57 frontiere, conosciuto 91 timbri e toccato 42 Stati membri dell'Onu più Ossezia, Karakalpakstan e provincia di Ragusa, NON ERA MAI STATO REGISTRATO. Ho percorso il periplo del globo con un documento inesistente. "In pratica - ha detto la funzionaria della questura, sgomenta a posteriori per l'anomalia sbagliata al momento sbagliato - se avessi avuto qualche guaio all'estero e la polizia locale avesse contattato il console italiano, il tuo nome non sarebbe risultato da nessuna parte". Così invece di uscire dai guai sarei finito dentro. E con l'aggravante di aver falsificato il passaporto avrebbero probabilmente buttato la chiave.

Prima di prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di partire con la valigia di cartone e però, devo sistemare un lavoretto a casa. E' una settimana che ho rimesso piede nel monoloculo e naso nel suo puzzo di muffa. E sto ancora raccogliendo ovetti di sterco grossi come mentine. Decine e decine. Nell'armadio, nel letto, sugli scaffali della libreria, sui piatti, sui bicchieri. Dappertutto. Centinaia. Persino nel water. Dico... ce lo vedi un animaletto che caca seduto sulla tazza? Il padrone di casa sostiene sia un geco, ma quelli dal muro non si staccano. A Varanasi ce n'era un fottio. Ogni tanto uno alzava la zampetta, caricava lo sfintere e spruzzava una palletta nera sul cuscino o nelle mie scarpe. Ma andare ad evacuare nel cassetto delle posate, raschiare le listarelle di legno ogni notte e rosicchiare il mio maglione migliore no, non è cosa da loro.

Ieri sera ne ho avuto la conferma. Mentre mi gingillavo davanti al secondo tempo di Italia-Bulgaria mi è sfilato davanti il primo della truppa.

Altro che geco.

Divido i 23 metri quadrati del sottoscala con una famiglia di topi.